Niente di peggio di un capo che gestisce male i propri collaboratori!
Negli ultimi anni lavorando con le aziende e stando a tu per tu con molte delle risorse delle aziende stesse, ho scoperto che un’alta percentuale di persone si avvale di uno psicoterapeuta per le ansie, e una serie di patologie scaturite dall’ambiente lavorativo.
Questo avviene soprattutto nelle aziende più grandi e nelle multinazionali, dove la scala gerarchica prevede diversi livelli dirigenziali.
Ad avallare questa mia scoperta, alcune ricerche recenti, hanno messo in relazione la “Sindrome di Burnout” alla cattiva gestione delle risorse da parte dei manager. Il Burnout – che letteralmente significa “bruciare completamente” – è un esaurimento emotivo che comporta una crisi personale con un forte calo dell’autostima e della motivazione in ambito lavorativo.
A livello organizzativo il burnout è una problematica significativa poiché è associato a varie forme di reazioni negative e ritiro dal lavoro, inclusa insoddisfazione lavorativa, scarso impegno organizzativo, assenteismo, intenzione di lasciare il lavoro e turnover (Schaufeli & Enzman 1998). Inoltre è stato riscontrato che le persone che sono vittime di Burnout possono influenzare negativamente i colleghi, in qualche modo il burnout può essere “contagioso” e si perpetua attraverso le interazioni sociali sul lavoro (Bakker et al 2005; Gonzalez-Morales et al 2012).
A livello individuale è stato associato ad un maggior rischio di ricovero per problematiche psichiatriche e cardiovascolari (Ahola & Hakanen 2014; Toppinen-Tanneret al 2009 ) ed inoltre può causare diversi problemi fisici come mal di testa, stanchezza cronica, disturbi gastrointestinali, tensione muscolare, ipertensione, raffreddore /episodi influenzali, disturbi del sonno, abuso di sostanze.
Cos’è il Burnout?
La sindrome del Burnout venne inizialmente associata alle professioni sanitarie e assistenziali, per poi essere riconosciuta come associata a qualsiasi contesto lavorativo con alte condizioni stressanti .
Il Burnout è una sindrome complessa associata a fattori sia individuali che organizzativi definita come “una sindrome psicologica che emerge come risposta prolungata a fattori di stress interpersonali cronici sul lavoro” (Maslach & Leiter 2016).
Le tre dimensioni chiave di questa risposta sono:
• Una schiacciante stanchezza, descritta anche come come esaurimento, perdita di energia, debilitazione e affaticamento.
• Sentimenti di cinismo e distacco dal lavoro definita anche come depersonalizzazione, irritabilità, isolamento.
• Un senso di inefficacia e mancanza di realizzazione descritto come ridotta produttività o ridotta performance, umore basso, incapacità di farcela.
Studi recenti hanno messo in evidenza che la qualità di leadership dei superiori sembra avere un impatto sul benessere e soddisfazione dei collaboratori, ciò si evidenzia quando i manager si comportano in modo non equo ma soprattutto quando risultano essere incompetenti.
La mancanza di competenze tecniche, l’incapacità di dare o ricevere feedback, l’incapacità di comprendere il potenziale o un’incapacità generale di valutare le prestazioni dei propri subordinati, sono solo alcuni dei segni comuni di incompetenza.
Una ricerca ha rilevato che il 23% degli oltre 9.000 partecipanti ha citato la scarsa leadership come principale fonte di Burnout dei dipendenti sul posto di lavoro. Il sovraccarico di lavoro è al secondo posto con il 19%.
Negli anni in cui ho lavorato con le aziende ho incontrato molti di questi personaggi che sfoggiano la partecipazione a corsi di PNL, e poi non sono in grado di motivare, di gestire e soprattutto di comunicare in modo efficace con i loro subalterni.
Se è vero che l’incapacità dei manager può essere legata al Burnout e anche vero che correttamente formati i manager possono intervenire per prevenirlo.
Ma Attenzione! La formazione di un manager, non può passare attraverso quei corsi di uno o due giorni, se non addirittura di poche ore che troppo spesso vediamo nelle aziende.
Come è noto i corsi di un giorno sono del tutto inutili e risultano uno spreco di risorse, se non vengono affiancati dall’applicazione sul campo di ciò che viene insegnato.
Questo tipo di formazione richiede un approccio formativo per un periodo più lungo, il periodo necessario per far comprendere, applicare e sistematizzare le nuove competenze imparate.
Curate le relazioni con i collaboratori e tra i collaboratori.
Non pretendete che i vostri collaboratori siano resilienti. Se lo state facendo forse c’è qualcosa che non va.
La resilienza è una risorsa utile ma non deve diventare una scusa affinché i lavoratori sopportino condizioni di lavoro faticose e soprattutto considerate di inserire un Business Coach in azienda per qualche mese cosi da individuare cosa non sta funzionando e migliorarlo, cosi da creare un ambiente di lavoro più sano e di conseguenza, maggiormente produttivo.
Luigi Gallo